Guide incorporee

Le guide interiori sono al contempo parti di noi e entità ben distinte. E’ come se si trovassero in un territorio particolare della coscienza, dove le divisioni tra le identità sono molto sottili.

Sicuramente nel parlarci, nel trasmetterci dei messaggi, interagiscono con parti di noi profonde.

Il punto è che non possono trasmetterci un messaggio che non siamo pronti a sentire.

Spesso un modo per stabilire una comunicazione efficace con le guide, è partire da uno stato di grande apertura. Non partire dal presupposto che vogliamo “sentirci dire che dobbiamo fare questo o quello”. A volte noi umani preghiamo, meditiamo, o contattiamo le guide spirituali con un forte intento mentale, un grande gorgoglio della mente, preda dei nostri stessi pensieri ossessivi.

Siamo molto focalizzati su un particolare problema, o una importante scelta per la nostra vita, o su un certo desiderio, o su una certa paura. E’ normale naturalmente, è umano. Anche in questi casi può esserci utile stabilire un contatto con le guide, anche se conviene forse semplicemente accettare che a livello mentale, in quei casi, non abbiamo proprio l’antenna adatta, la parabola ricevente con un buon setting per ricevere un qualcosa di concreto. La nostra ricetrasmittente è intasata, è sovraccaricata dai mille messaggi della nostra mente. Allora possiamo rendercene conto e, onestamente, comprendere che non è il momento in cui possiamo ricevere un vero messaggio o una vera intuizione dalle parti profonde di noi, ne tanto meno dalle guide incorporee.

In questi casi possiamo magari chiedere semplicemente energia per calmare la mente, per uscire da quel loop.

Nei giorni invece in cui partiamo da uno stato interiore di calma, di apertura, maggiormente centrato, abbiamo maggiori chances di ricevere un immagine, un messaggio, un intuizione da cui partire per lavorarci. Si perchè poi il lavoro interiore da fare che le nostre guide ci propongono, non illudiamoci, dobbiamo sbrigarcelo da noi!

Nel mio caso voglio senz’altro spezzare una lancia a favore delle meravigliose energie arcangeliche, che ormai da anni guidano la mia vita interiore, esperti naviganti in acque burrascose, e abili cartografi della psiche e delle dimensioni elevate della coscienza. Consulenti magnifici nel lavoro interiore. Maestri di introspezione con un’attitudine di puro amore.

Col tempo ho imparato che vengono solo se chiamati, ma chiamati con un vero intento. Sono però rare le volte in cui ho provato a meditare profondamente, di solito cercando di raggiungere disteso uno stato di leggera trance, e non ho ricevuto risposta. Come dicevo sopra, è capitato quando proprio la mente voleva fare un monologo ad ogni costo.

Di solito vengo avvolto da una calda energia benefica, e quando li chiamo molto intensamente, arrivano immagini random, a cui mi aggancio per lasciar fluire le consapevolezze, le intuizioni, o le immagini successive. A volte c’è solo quella sensazione di energia rigenerante, e alcune volte è capitato che fosse proprio come “diventare magnetici”, con forti sensazioni nel sesto chakra e nelle dita delle mani, il cuore che si apre e quel formicolio sempre più intenso al viso; il mio stomaco e intestino, inoltre, dove spesso somatizzo ansie, tensioni, emozioni pesanti, sono un’ottimo campanellino che testimonia il loro arrivo, quell’elevarsi delle frequenze che fa parlare la mia pancia come a dire “mi sto rasserenando”.

Uno stratagemma che ho trovato per chiamare intensamente gli arcangeli, è ripetere a voce il loro nome. Semplice vero? Lo so, sembra la solita invocazione, ma funziona che è una meraviglia per me. Dico semplicemente: “arcangelo Michele, ti chiamo, aiutami a capire me stesso, ti accolgo, ti invito….” o un altra frase del genere. Tecnica molto potente è ripetere per un po il nome dell’arcangelo, per me funziona molto questo, sopratutto quando la mente parla esageratamente. E che ci crediate o no, a volte la mente parla talmente tanto che anche se mi metto sdraiato, e inzio a chiamare il nome a voce, bhe dopo un paio di volte mi “dimentico” di chiamarlo, smetto di pronunciare il nome rapito dal marasma mentale, e come si può intuire quelle sono le volte in cui la connessione con le guide proprio non funziona. A volte oltre al nome di un arcangelo in particolare, recito il nome dei 4 arcangeli Michele, Raffaele, Uriel, Gabriele, visualizzandoli in cerchio intorno a me, ognuno acceso del suo tipico colore. E se la mente disturba troppo, continuo a ripetere e a visualizzarli intorno a me in un continuo cerchio, a ripetizione, e se riesco a mantenere questa “chiamata” per qualche minuto, la meditazione e le loro energie successivamente sono davvero intense. Spesso ad esempio, mi hanno aiutato a lavorare coi sogni delle notti precedenti.

Sono entità per nulla invasive, e ogni volta che nella mia vita avevo una convinzione, una programmazione mentale, un condizionamento molto radicato, lo hanno rispettato, lo hanno assecondato, il messaggio che ho percepito era in linea con l’eventuale scelta “errata” di cui ero così convinto. Se siamo decisi su qualcosa e non vogliamo sentire ragioni, dal contatto con loro probabilmente sentiremo ciò che vogliamo sentire. In questo sono entità che rispettano davvero il libero arbitrio. Non possono sollevarci da una nostra convinzione sulla quale siamo arroccati. Ho notato però che in questi casi, mi sono sentito spinto da loro proprio nella direzione in cui ero così focalizzato col paraocchi, quasi a spingermi a “fare l’esperienza che ancora abbiamo bisogno di fare prima di un bel giro di boa della coscienza”. Vale la pena connettersi con questo tipo di energia anche solo per immergersi quotidianamente in una dimensione di ricarica formidabile. Immagino che valga per molti tipi di guida interiore, io ne ho avuto anche altre, un periodo sentivo molto presente Yogananda, un altro San Francesco, ad esempio, ma devo dire che come l’energia angelica non ne ho incontrato, e gli arcangeli sono sempre rimasti da quando li ho “conosciuti”.

Poi ognuno avrà le sue.

Ma credo sia davvero una delle “tecnologie” più avanzate che abbiamo nella nuova energia. Si tratta veramente di una doccia, un’immersione in una frequenza elevata che, se ricercata quotidianamente, o quasi, stabilisce davvero una profonda connessione con noi stessi e con le parti di noi celate.

Mi rendo conto che richieda una bella dose di affidamento, almeno all’inizio.

E’ più facile affidarsi ad una meditazione tradizionale: tu fai la tua tecnica, e quel risultato è garantito. Beh a mio avviso è garantito anche con le guide, una volta trovata la “nostra personale chiave” per contattarle. E col tempo è possibile davvero mantenere una connessione con loro sempre più costante, fino a parlare quella che alcuni chiamano “la terza lingua”: ogni momento della giornata l’attenzione è rivolta verso una dimensione spirituale, verso la comunicazione con l’altra parte del velo, e le nostre azioni quotidiane anche molto concrete e parte del mondo, sono sempre accompagnate da quell’amore, da quel calore, da quell’energia che le entità che stanno dall’altra parte e a noi connesse, sanno trasmetterci così bene. Senza pensare che ci esonerino dal lavoro su noi stessi.

Ma con la costante consapevolezza che non siamo mai, mai soli.

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