Meditazione, alla ricerca del tesoro sommerso dentro di noi

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Ne parlano sempre più persone. Basta aprire i social o fare una veloce ricerca su internet, che ci troviamo sommersi da molti post e articoli che lodano questo rinnovato “incontro globale” con la meditazione. Nelle scuole è arrivata in America e in vari altri paesi, e si parla di guru del business come Steve Jobs che attribuirono in parte il loro successo a questa antica pratica interiore. I corsi e le proposte in merito sono tanti, e come sempre alcune discipline sono più valide di altre, ci sono operatori seri come ciarlatani, come in qualsiasi settore. Credo che commercializzare qualcosa significa anche diffonderla, e in questo senso gli occidentali, bisogna rendergliene conto, sono diventati dei maestri, così come gli orientali lo sono nella pratica interiore. Si apre quindi un dibattito parallelo al grande boom dei meditanti: c’è chi dice che questo genere di pratiche non dovrebbe essere commercializzata, non dovrebbe essere venduta e “sporcata” con lo scambio di denaro per arricchirsi. Insomma per gli oppositori di questo commercio, così si sta sminuendo il valore di questi percorsi interiori/spirituali. Però tutti i benefici di cui si racconta possono essere effettivamente riscontrati. Si può pensare che questo, il benessere, il riconoscimento di sé, abbiano un valore anche monetario? Bè se la risposta fosse affermativa, sarebbe abbastanza alto! Siccome ci viviamo in una società in cui le cose si misurano anche col valore dei soldi, perché cercare di rifiutare questo aspetto della cultura umana? Ad altri livelli dimensionali, anche questo “è stato da noi scelto”. Non è mai saggio, lo sappiamo, rifiutare aspetti di noi stessi, sia come individui che come umanità. Il sistema della remunerazione monetaria ci dà la possibilità di quantificare, in modo onesto ed equilibrato, quanto per noi vale una certa pratica; la diffonde poiché inevitabilmente (con le giuste ed equilibrate dosi) si utilizza la pubblicità. Le persone che stanno bene e ottengono risultati, fanno da esempio per altri. C’è chiarezza, e diffusione di queste benefiche pratiche tra le persone.

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Questo ovviamente solo se si riconosce il valore della “pace interiore”. Ha un valore? E’ naturalmente lecito avere una opinione, in merito. Perché dovrebbe esserci un univoco punto di vista, sul fatto che benessere, pace mentale ed equilibrio siano un valore universale? Siamo nell’ambito delle opinioni personali. Se per qualcuno il vero valore sta nell’apparenza, se per qualsivoglia motivo l’obiettivo di una persona è solo il potere, o l’euforia, o il divertimento sfrenato, o il lusso fine a sé stesso, che dirgli? Va benissimo, allora meditazione, pace interiore e conoscenza di sé, per lui non hanno il valore che gli danno altri. Io su questo non saprei dare un giudizio, ne vorrei farlo. Ognuno fa il suo percorso sulla terra e da un valore a ciò che a lui stesso appare come appropriato per sé nel presente.

Anche per esperienza personale, io posso dire che la meditazione porta pace interiore. Lo fa. Agisce su due piani paralleli: ci fa entrare in contatto con la parte vera di noi stessi, anche con quella che noi giudichiamo la nostra spazzatura interiore, e d’altro canto a fine meditazione molto spesso, ci sentiamo in pace. Ci fa pure rendere conto delle cose belle di noi, ci apre all’autenticità della nostra anima. E’ davvero uno strumento che ci aiuta a fare un cambiamento interiore. In realtà “un cambiamento” è come noi percepiamo la cosa. Qualsiasi grande maestro del passato, asceso o vissuto in un corpo, vi dirà che state solo scoprendo la vostra vera identità, con la meditazione. Non si sta creando un nuovo essere umano, ma solo scoprendo ciò che era nascosto, celato. Meditando grattiamo via la superficie, scaviamo un po’ a fondo nei recessi più profondi della psiche, ci tuffiamo nel subconscio laddove hanno origine le nostre limitazioni, le paure, le manipolazioni. Ci mettiamo maschera, pinne e boccaglio (pure le bombole per l’ossigeno se siamo dei meditanti molto determinati a trovare in tempi ragionevoli il tesoro nel relitto sommerso). A volte torniamo su per prendere aria, a qualcuno vien voglia di risalire sulla barca e tornare a riva, perché gli abissi marini del subconscio, diciamolo: fanno paura. Ma in realtà la paura è fine a sè stessa. Abbiamo paura di avere paura. Proviamo un sentimento fine a sè stesso, ma per quanto ci sia buio, là sotto si nasconde il tesoro. E’ la nostra autenticità spirituale. Il veliero su cui viaggiava è affondato, ma queste sono le regole del gioco, non è accaduto perché qualcuno ha fatto un torto all’anima, è una decisione presa da noi stessi ad altri livelli di coscienza. ship-on-the-bottom

Abbiamo affondato il nostro veliero solo per fare l’esperienza di una immersione in abissi oscuri ma anche pieni di meraviglie, di specie di pesci, piante marine. E infine il tesoro. Lui sta li. Il nostro vero Sé, è là sotto. Per raggiungerlo indossiamo la nostra attrezzatura, sediamoci a meditare con la muta da sub, scendiamo in profondità. All’inizio è buio, ci sono anche dei mostri marini, negli abissi. Non sono reali. Sono degli ologrammi terrificanti che emergono in bolle d’aria dal fondo marino del subconscio. Il subconscio, dal fondo, ribollisce vecchie proiezioni. Le possiamo lasciar salire in superficie e dissolversi nell’aria, sopra l’oceano. L’immersione non è mai uguale per tutti, ma le meraviglie e i mostri (illusori), li incontriamo incondizionatamente.

Alla fine ci acclimatiamo a quel fondale, gli occhi si abituano alla luce diversa che c’è là sotto. Non c’è la forza di gravità, non ci sono dei confini precisi. E dai resti dell’antico galeone sul fondo, una luce arriva a rischiarare l’oscurità. E’ la luce della chiarezza mentale, è la luce interiore che avvolge tutto e lo rendo un tutt’uno. Il tesoro è la connessione tra corpo, mente e anima. Questo comporta la chiarezza mentale, la vitalità, la creatività, il rinnovato interesse per sé stessi. Trovare il tesoro nascosto dell’anima sul fondo dell’oceano dentro di noi, significa stare bene. Significa ritrovare il nostro potere personale di creare la nostra realtà. Significa essere connessi. La vitalità, la pace, la gioia dell’esperienza, sono parte del tesoro perduto dell’anima. E una volta raggiunto il tesoro, ci rendiamo conto che non è uno, ma ce ne sono tanti. Troviamo anche nuovi tesori, chiamati ad esempio telepatia, chiamati intuizione, chiamati auto- guarigione, … ma questa è un’altra storia, di un sub più esperto ormai diventato abitante dei mari, oggi volevo raccontare la storia dei tanti aspiranti sub che stanno affrontando la paura dell’oscurità. E quindi concludo qui la mia metafora.

Paghereste un prezzo giusto e onesto per una valida e tecnologica attrezzatura da sub, completa di tutto il necessario, per poter scendere in immersione alla ricerca del Vostro prezioso tesoro? L’immersione la dovete comunque fare voi, nessuno la farà al posto vostro. Per il resto, ognuno dà valore a ciò che ritiene importante.

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