Energia vitale, aura e vitalità

auraImmaginiamo l’essere umano come avvolto da una grande bolla. Quest’immagine la troviamo spesso nelle rappresentazioni dello yoga, e anche in altre tradizioni; nella tradizione peruviana andina, degli ultimi sciamani delle Ande, di cui ho avuto la fortuna di seguire vari seminari, si parla proprio di una grande bolla che ci avvolge, e che si visualizza in varie pratiche energetiche. In oriente è ben nota con il termine di aura. Oltre al fatto che, come prova di tutto ciò, molte persone (sempre di più) con particolari doti di sensitività vedono l’aura, e che esistono anche dei metodi per imparare a vederla, se anche volessimo darne una interpretazione scientifica sappiamo che ogni essere vivente emette un certo campo magnetico, fenomeno che rientra nell’ambito della fisica classica.

Si capisce come quindi il nostro sistema psico-fisico come esseri umani, sia composto di energia. A livello sub- atomico, da anni gli studi scientifici e della fisica, stanno teorizzando che la vera sostanza di cui è composto l’universo sia fondamentalmente energia. Micro particelle che, man mano che si va verso l’infinitamente piccolo, addirittura sembrano non avere una consistenza prevedibile, bensì solo “probabile”. Quel che è certo è che le micro particelle che costituiscono i nostri corpi, la cui massa e la cui esistenza è solo “probabile” in un dato momento e in un dato spazio, sono però permeate da un’energia di fondo che gli consente di non divenire mai “statiche”, cioè la dinamicità sembra essere l’unica certezza quando si vanno ad esaminare (a livello scientifico) i meandri delle parti molto piccole della materia. La dinamicità comporta energia, che quindi è una sostanza, un’essenza, un’esistenza di fondo dell’universo così come lo descrivono i nostri scienziati.

Precisato ciò, forse ci viene meno difficile immaginare perché, da tempi immemorabili in oriente, e nelle moderne correnti di studio sulla meta-fisica, si parli così tanto di energia. Non sarei in grado di dare una spiegazione precisa di questo concetto, ma credo che non ce ne sia bisogno. Certo il concetto in questione non può limitarsi ad una definizione esprimibile scientificamente. Ci sono componenti dell’energia, che ci forma e che ci pervade, che non hanno a che vedere con la materia “misurabile”.

Tutti però abbiamo una certa confidenza con il concetto di “energia vitale”, o vitalità. Questo concetto è molto universale, mette d’accordo tutti credo, e questo perché ci riconduce ad un’esperienza di energia vitale, o vitalità, che tutti facciamo o per lo meno abbiamo fatto. Quando entra in gioco l’esperienza, si attivano associazioni ben precise, che ci permettono di ricondurre un concetto, una sensazione o un’idea, a qualcosa di concreto e, sì, misurabile. Ok non in modo oggettivo. Non è possibile dire che al mattino quel mio amico ha maggiore energia vitale di quanta ne abbia io la sera. Ma soggettivamente, dal punto di vista dell’esperienza personale, ognuno la può misurare e tenere conto in maniera molto precisa e anche produttiva, della propria energia vitale, o vitalità. E questa energia vitale, è direttamente legata alla nostra bolla di energia, alla nostra aura. Esistono tecniche per incrementarla, una di queste è lo yoga. Esistono situazioni, sforzi, atteggiamenti, pensieri addirittura, che incrementano o ci sottraggono energia vitale, e questa dinamica è assolutamente misurabile da chiunque su di sé, se comincia a prestare la dovuta attenzione. Se diligentemente e con costanza dirigiamo la nostra attenzione verso “come” ci troviamo più o meno vitali, in quali circostanze e in che modalità, possiamo imparare ad utilizzare le dinamiche della nostra “energia vitale”, a nostro vantaggio.

In modo inconscio più o meno tutti lo facciamo già. Siamo consapevoli delle dinamiche di energia più palesi, e immediatamente riscontrabili soprattutto quando coinvolgono il nostro sistema a livello fisico. Sappiamo tutti che dopo un’ora di bicicletta siamo stanchi. Questo significa che abbiamo perso energia vitale? Ci sono alcune cose che pur togliendoci energia fisica, ci ricaricano di energia vitale. Fare una passeggiata nella natura è stancante fisicamente, ma l’energia della terra, la pace della natura, l’aria buona, e il contributo di altri esseri viventi come gli alberi, aumentano la nostra energia vitale. Andare a fare una lezione di yoga kundalini, tecniche elaborate anche per ricaricare la nostra energia vitale, aumenta la nostra vitalità, ugualmente.

natura

Purtroppo il nostro concetto di energia è molto legato alla concezione classica di essa, e come dicevo, al corpo fisico. Mangiare da che mondo e mondo ci da energia. Ma… mangiare pesante, magari alimenti poco sani, carichi di tossine, può arrivare a toglierci “energia vitale”. Ci scarica. Si, ci conferisce le energie fisiche di sostentamento per far funzionare la nostra macchina, il nostro corpo. Ma nel complesso le energie spese per la digestione possono essere maggiori rispetto a quelle conferite dal cibo, e le tossine ingerite possono sottrarre energia mentale e psichica, tanto che abbiamo bisogno di stenderci e riposare! E ci sentiamo tutt’altro che vitali. Ma questo ancora la nostra mente abituata a considerarci solo come un corpo fisico, lo comprende.

Diverso è quando parliamo delle situazioni. Si parla sempre più spesso di vampiri di energia, di persone che ci tolgono energia, o che ci conferiscono energie negative. Credo che questo sia un punto di vista sulla questione che in qualche maniera ci de-responsabilizza. Una situazione sociale, affettiva, emotiva, sentimentale, lavorativa, un rapporto o un incontro, possono conferirci o sottrarci energia vitale. E questo in generale varia di situazione in situazione. Anche se nessuno può sottarci energia senza che noi in qualche modo glielo permettiamo. Andare ad un ritrovo di persone che discutono animatamente, con grande rabbia, di questioni di qualsivoglia natura ma con l’intento generico di lamentarsi, o di accusare qualcuno o qualcosa, o di parlare di qualcosa che gli fa estremamente paura, potrebbe toglierci energia, e in abbondanza. Ma se ad esempio fossimo, di professione, un consulente che va nelle aziende per risollevare situazioni di crisi, risolvere tensioni fra i dipendenti e riportare equilibrio in un ambiente di lavoro che mal funziona, allora ci troveremo di fronte molte accuse, molte lamentele e tanta paura, ma possiamo dire che la situazione ci toglie energia? Se sappiamo fare il nostro lavoro, no. In questo caso, a fronte dello sforzo, e dell’eventuale stress ed “energie negative” assimilate, avremmo portato un equilibrio nell’energia in quell’azienda, e nelle persone un equilibrio anche emotivo e psichico. Ecco che in questo caso, saremmo magari stanchi, a fine dei lavori, ma ricaricati di energia vitale per via del nostro successo! In una occasione ben meno stressante, lo stesso consulente potrebbe ritrovarsi ad esempio reduce da un duro mese di lavoro, anche con una leggera influenza e febbre e con grossi pensieri personali per la testa, e anche il semplice incontro con un suo caro amico per mangiare una bella e gustosa torta, potrebbe sottrargli energia: voleva forse semplicemente starsene a casa a riposare il corpo, per ristabilirsi meglio! Allo stesso modo, da un incontro inaspettato con una persona sulla nostra stessa lunghezza d’onda, con cui ci troviamo bene e con cui c’è un bello scambio stimolante di opinioni, potremmo in pochi minuti trovarci ricaricati di vitalità.

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Per concludere, fare qualcosa contro la nostra volontà profonda ci toglie energia vitale, e più l’azione che non ci piace è abituale o riguarda aspetti strutturali della nostra esistenza, e maggiormente ci sentiremo scarichi. Col tempo, anche nelle cose apparentemente più semplici e impensabili, si può imparare cosa ci toglie energia e cosa ci ricarica. Ovviamente nel bilancio complessivo della nostra energia e vitalità, vanno inseriti anche nostri atteggiamenti inconsci, dati da blocchi interiori, e situazioni traumatiche del nostro passato, che potrebbero farci apparire stressanti situazioni che di norma per altri non lo sarebbero. Non è in tal caso la situazione in sé bensì il ricordo dell’evento traumatico mai risolto, quel “tasto dolente”, che ci toglie energia vitale. Uno studente d’arte ha un ossessivo senso del dovere, dato ad esempio, in parte, dal trauma passato per cui veniva rimproverato da un genitore al minimo voto negativo, nonostante fosse bravo a scuola. Va a fare un viaggio di studio, importante per un suo esame universitario, nel quale incontrerà un famoso insegnante di pittura che gli impartirà una lezione. Per cause di forza maggiore, questo celebre docente si ammala, e il nostro allievo bravo, ma ossessionato dall’adempimento del suo dovere e dalla perfezione, si ritrova in una splendida città d’arte per due giorni di imprevista libertà, poiché il suo volo era prenotato e non è possibile cambiarlo. Un’altra persona, maggiormente in pace con il proprio senso del dovere, potrebbe prendere questa occasione per godersi appieno due splendidi giorni per girare musei, fotografare opere d’arte e visitare bellissimi monumenti, godersi insomma una insperata vacanza, e ricaricarsi di energia e ri-vitalizzarsi grazie a quella esperienza. Il nostro studente invece no. Lui probabilmente alternerebbe momenti di panico per il tempo perduto ad angoscia per una situazione non dipesa da lui, della quale però sarebbe preoccupato in modo “sproporzionato”. Girerebbe a stento il centro cittadino, vedendo a malapena le opere d’arte e con l’assillante pensiero “devo studiare, devo tornare, devo dare l’esame”. Risultato: tornerebbe a casa stressato e scarico, per nulla ri-vitalizzato. Situazioni analoghe, inversa vitalità. Ma anche qui, risolvendo le questioni interiori, una data situazione di per sé neutrale potrebbe capovolgersi e ricaricarci, invece che scaricarci di energia vitale. Ognuno con la propria soggettività, energia vitale misurabile e riscontrabile con l’esperienza, e portandoci l’attenzione quotidiana. In questo la meditazione aiuta, poiché amplifica la nostra personale “sensibilità” alle dinamiche di energia.

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